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Al contrario di numerose tradizioni che riservano solo rapidi cenni all'apparizione del primo essere umano, senza quasi differenziarlo dalle altre specie (Egitto) oppure lo relegano al ruolo di servitore degli dèi (Mesopotamia), la creazione dell'uomo rappresenta il coronamento della cosmologia biblica. Con questo atto, il creatore conclude e firma la sua opera grandiosa, come se la luce e le acque, i cieli e la terra, la vegetazione e gli animali - emanazione della sua potenza -non fossero che lo scenario e il contrappunto necessari all'apparizione del genere umano: supremo sbocciare dopo il quale la manifestazione divina si riassorbe nel riposo... Intorno alla narrazione della Genesi, tramite il gioco di queste immagini di volta in volta ingenue e superbe che gli artisti hanno suscitato, si è cristallizzata una delle nostalgie fondamentali dell'umanità, quella delle delizie paradisiache, della felicità dell'innocenza primeva, della compiutezza dello stato primordiale, di un luogo originario perfetto. Però, nello stesso tempo, le figure di questi grandi antenati dell'umanità, felici e infelici, innocenti e colpevoli, hanno potuto ricevere un doppio incarico, positivo e negativo, quello di divenire il luogo geometrico di aspirazioni sotterranee o latenti, di servire altrettanto bene da scarico o da rifiuto, che da trampolino alla speranza, o da segno capace di operare una trascendenza liberatrice. Obbedendo a un programma iconografico stabilito dalla Chiesa, attingendo alla poesia popolare degli apocrifi, ispirandosi a leggende che celano verità teologiche, spinti anche da tutte le risonanze umane di un tema dai molteplici insegnamenti e stimolati progressivamente dai loro slanci che li allontanano dai principi imposti alla partenza e lasciano un più libero gioco alla loro immaginazione, gli artisti - dai più celebri ai più oscuri - hanno definito sul muro, fissato nello splendore delle vetrate, scritto nella pietra, dispiegato sulla pergamena o sulla tela, inciso sull'avorio, tramato nella lana o cesellato nel metallo, l'espressione di volta in volta tenera e brutale di una storia meravigliosa e terribile in cui l'umanità può alla volta riconoscersi e sfuggirsi, esaltarsi e liberarsi, che essa può successivamente respingere e ritrovare. Adamo ed Eva, nella storia plastica come nella storia umana dell'Occidente, rappresentano uno dei più forti potenziali di immagini che siano mai stati creati, uno dei simboli maggiormente efficaci dove vengono ad arenarsi e ad amplificarsi, come altrettante ondate successive, alcuni dei più tenaci timori e anche alcune speranze più solidamente radicate nella psiche umana.